Finalmente abbiamo messo anche il naso fuori dall’Italia! La The Traka è stata la nostra prima trasferta estera e non vedevamo l’ora di prendere l’aereo e trovarci a Girona

Oggi non è il caso di parlare di prestazioni sportive, di numeri di gara – magari ci prendiamo un attimo settimana prossima, stiamo guardando i numeri dei Garmin e vale la pena di analizzarli per bene.

Abbiamo chiesto qualche commento a caldo ai nostri quattro (beati loro, gli altri quattro li hanno invidiati non poco) che sono stati in Spagna.

Prima di lasciare la parola a loro, possiamo solo dire che da casa abbiamo seguito passo passo le loro avventure e le loro disavventure. Come ad esempio il fatto che qualcuno quasi potesse rimanere a terra per colpa delle foto sgranate agli esiti dei tamponi (vero Fede?). Oppure i vari contrattempi sul percorso, un van smontato per farci stare le bici, un motore di una Panda a noleggio fuso per fare le foto in gara.

Insomma che ce ne sarebbe da raccontare a lungo ma forse meglio aspettare il video di Tommaso per farci un’idea migliore.

Lasciamo il palco a loro che l’hanno vissuta questa avventura. Gli abbiamo chiesto le prime impressioni, di getto, senza pensarci troppo. Eccole a voi!

Asja

Sono partita per questo weekend con delle priorità ben definite: visitare la città e consumare un copioso brunch a La Fabbrica di Girona. Mi faccio i complimenti per essere riuscita a fare tutto entro sabato, quindi essermi messa nelle migliori disposizioni d’animo per affrontare al meglio i 200 km che mi aspettavano, piuttosto minacciosi, domenica di buon ora. 

Ok, non così in fretta! Devo ammettere che come ogni vigilia di gara che si rispetti e proprio come ai bei vecchi tempi, verso sera ho iniziato a sentire una certa ansia salire e questa si è presa un po’ delle mie preziose ore di sonno. Quello che invece con il passato non ha avuto niente a che fare è stata l’euforia e la consapevolezza, alimentata dal fatto che l’indomani sarei stata completamente sola e che nessuna ammiraglia sarebbe stata poco dietro a risolvere qualsiasi problema mi fosse capitato. Avendo sempre gareggiato non mi sono mai dovuta preoccupare di tutto quello che stava attorno al pedalare. Se avevo un problema bastava alzare la mano e c’era subito il direttore sportivo a darmi supporto.. ora qui se alzavo la mano a darmi supporto c’era… la mia stessa mano.

 

Finalmente arriva il gran giorno e alle 7:00 si parte e siamo subito in gara! Vanno tutti fortissimo. Ma subito mi sono rinchiusa nella mia “bolla” pensando di essere solo io, la mia bici e il paesaggio.. volevo godermi il più possibile tutto!

Posti da brividi che quasi mi commuovo e che a parole sarebbe inutile descrivere, che mi godo un po’ da sola e un po’ con dei nuovi compagni di viaggio francesi.. ma ovviamente troppo bello per essere vero! E infatti al km 100 iniziano i problemi.. però è proprio qui che inizia il bello no?

Una foratura e un problema con il cambio… ovviamente presa dal panico chiamo Jacopo che mi spiega come sistemare e si riparte, anche perché il problema che avevo al cambio era veramente una cazzata 

Mi ritrovo ancora da sola e mi godo ogni singolo momento, fino a quando trovo ancora un po’ di compagnia. Grazie a Dio, perché gli ultimi 50 km sono quasi tutti piatti, drittoni a non finire e un vento butta per terra.

Ah in tutto ciò ho passato la linea dell’arrivo per prima tra le donne.. felice per questo ma non era l’obiettivo principale. Probabilmente anche se fossi arrivata ultima delle donne sarei stata contenta uguale.. il mio obiettivo era mettermi alla prova in una situazione nuova e direi che è andata più che bene. Mi sono sentita davvero fortunata mentre pedalavo.. mi sono sentita viva, piena di vita.. una figata insomma! Quasi mi sono pentita di non aver fatto i 360k perché sarei stata in bici per sempre..

La sera si festeggia, il giorno dopo turisti a Barcellona e già inizia a salire la malinconia di dover tornare a casa. Avrei fermato il tempo.. come in ogni trasferta con Enough!

Fede Bassis

A raccontarla con una cronistoria e con qualche numero, questa trasferta a Girona, si farebbe in fretta ma si perderebbe molto. Basterebbe buttare lì qualche dato? 360 km in bici, 10800 calorie consumate e 120 battiti medi. Danno un’idea ma c’è molto di più.

Alla gara sono partito con le mie borse Miss Grape piene e sono arrivato che erano vuote: tutto il cibo andato e tutti gli indumenti addosso, visto l’arrivo in notturna. Se considero tutto il viaggio invece sono partito con le valigie quasi vuote e sono tornato con un bagaglio bello pieno. Intanto perché la bici è tornata sana e salva insieme a me ma soprattutto perché porto a casa delle esperienze bellissime. 

Ora che riapro la valigia trovo i miei compagni di avventura: l’allegria di Frank, la caparbietà di Mattia, la spontaneità di Asja, la grinta di Mauro, la serenità di Chiara, la spensieratezza di Tommy. Ognuno qui per un motivo diverso ma ognuno una componente fondamentale di una spedizione perfetta.

Trovo cartoline e immagini belle e che ricorderò per un pezzo. Su tutte, gli scenari di Girona – un paradiso gravel, incredibile – e il mio pedale che ha deciso di prendersi un giorno di ferie.

Già, il mio pedale è decisamente il vero protagonista della mia esperienza: mi lascia con un piede vagante dopo 90km, in uno dei punti più tosti della traccia, trasformando la mia giornata in una sfida a trovare soluzioni alternative più che in una competizione sportiva.

Non ho mai preso in considerazione la possibilità di ritirarmi: se molli alla prima difficoltà poi lo farai in ogni occasione. Questo è un insegnamento che la bici e le lunghe distanze ti danno: il ritiro non è un’opzione, la grinta e la tenacia possono superare (quasi) tutte le difficoltà. 

Non si tratta di eroismo, ma di imparare a mantenere la calma e pensare un po’ fuori dagli schemi: fascette e nastro riesco dopo un paio di ore a raggiungere un paesello sulla costa, dove un meccanico di fortuna mi vende dei pedali. Ovviamente flat, s’intende. 

Con il bagaglio quasi vuoto resta una sola emozione che occupa gran parte dello spazio: tagliare il traguardo, rimanere in quell’attimo di incredulità e confusione riassumibile in una sola parola: EsserCi. 

Mattia

È vero: mi mancava sfogarmi, mi mancava sentire quella sensazione di tensione prima della partenza, la sensazione di mettersi in gioco, la sensazione di provarci. E mi mancava svuotare la testa da tutto e non riuscire a pensare ad altro se non a pedalare e a farlo forte!

Ma sapete cosa mi mancava più di tutto? Riassaporare un po’ di libertà, finalmente. Ancora meglio, condividerla con altre persone. Con amici e compagni ma anche con tutte le persone che abbiamo incontrato a Girona, un posto bellissimo che trasuda cultura ciclistica e persone interessanti!

La gara l’ho fatta da solo, ma i quattro giorni con i miei compagni di avventura sono stati bellissimi. Era la prima trasferta di Enough ed è stato tutto perfetto, a parte tutti i casini organizzativi, ovviamente. Asja mi ha stupito per quanto in poco tempo abbia fatto suo questo nuovo modo di vivere la bici. Federico è un Maestro di pazienza e caparbietà. Frank ha sempre una battuta per stemperare la situazione e ci insegna termini nuovi ogni volta: voi sapete cos’è la zannella? E poi Chiara e Tommaso che tra foto e video probabilmente hanno fatto più fatica di chi ha pedalato. Mauro invece non ha la maglia viola ma dopo questa trasferta possiamo confermare che è Enough al 100%!

Poi un giorno parliamo anche della gara e di come è andata, ma c’è tempo per quello. È stato bello e non vedo l’ora di ripartire.

Frank

La The Traka per me ha significato molto: è stato per prima cosa un evento da fare con degli amici, ma anche molto, molto di più.

È stato un inizio, un punto di partenza. Anzi un punto di ripartenza rispetto a qualcosa che avevo accantonato e che non avrei mai pensato di riprendere.

Avere di nuovo un numero tra le mani per chi che ha sempre corso fa un certo effetto e non nascondo di aver avuto anche un po’ di ansia, anche se del tutto ingiustificata. In fondo non era la competizione il motivo principale di questa trasferta.

Ho passato momenti di pura felicità con i miei compagni di avventura. Una compagnia spaziale durante questi giorni: con alcuni ci conosciamo da poco ma è già scattato qualcosa. Con Enough non ci si annoia mai; sono stati giorni intensi e anche un po’ stancanti, ma ripartirei domani mattina, se qualcuno me lo chiedesse.

La gara è andata bene, anche se sono caduto mi sono divertito! Percorso molto bello e gente giusta. 

Mi dicono da sempre che Girona è il paradiso della bicicletta. Non ci avevo mai dato troppo peso, ma mi sono dovuto ricredere. E mi ha fatto molto riflettere, perché il posto è bellissimo ma mi sono anche chiesto come mai in un paese come il nostro – con le montagne e i mari più belli del mondo – non siamo mai riusciti a fare una cosa del genere.