Il primo giro con una nuova bici è come il primo appuntamento con una persona con cui sai che passerai molto, molto tempo. Magari non qualcuno con cui trascorrerai il resto dei tuoi giorni, ma con cui la faccenda ti sembra piuttosto seria e con cui sai che condividerai momenti bellissimi e anche difficili, con cui starai bene ma che sai che a volte ti esaspererà al punto da farti saltare di testa.
Si sceglie il posto giusto – ognuno ha il suo. Il posto perfetto che non vedi l’ora di far conoscere all’altra parte, per capire dalle sue reazioni se le tue aspettative sono giuste o ti sbagliavi.
Se è un ristorante la scelta del menu rivela già molto sulla compatibilità. Il dolce in particolare. Se non è un ristorante il concetto comunque non cambia. Un posto in cui ti senti a casa e in cui – insieme – devi farlo allo stesso modo o, se possibile, ancora di più. Ah, niente cinema: non fate le persone tristi, per favore.

Frank exploring around Novara. Ph. Federico Vandone
Con una bici il concetto non cambia. E infatti per il primo giro abbiamo chiesto a tutti di fare esattamente quello che volevano: quello che li avrebbe fatti sentire meglio e li avrebbe fatti entrare in sintonia non la loro nuova compagna di vita. Ecco qui cosa hanno deciso di fare i ragazzi per la loro prima uscita con la loro nuova 3T Exploro Racemax.
Asja
Prime esperienze su una bici gravel. I miei amici propongono un giro per il sabato. L’obiettivo che si pongono è quello di superare i 200 km e accetto senza guardare il percorso pianificato: l’importante è pedalare, no? “Ore 12.30 massimo le 13 secondo me siamo a Bassano” dice il mio amico, quello che ha fatto la traccia…ecco, a Bassano ci siamo arrivati quasi alle 15.00. Vi lascio immaginare la scorrevolezza della traccia. In centro ci siamo dati una pausa toast e coca e fortuna vuole che abbiamo incontrato Sam e Mattia: una salvezza all’orizzonte. Sam mi ha prestato il cavo USB per caricare il Garmin – il mio si era rotto durante la pedalata. Senza di lui avrei perso i miei primi 200+ e non è una cosa che può succedere. Mattia ci ha accompagnati per qualche chilometro, dandomi qualche dritta ed insegnandomi un po’ di trucchi del mestiere.
Ho superato anche i miei primi guadi lanciandomi a tutta velocità come una bambina euforica sulle montagne russe. Tutto molto bello, finché il mio amico non rompe i pantaloni nuovi appena comprati. Preferibile non riportare qui le conversazioni del momento. Arrivo alle ore 21.00, Così felice che non mi sarei nemmeno fermata!
Sam
(Sam è un uomo di poche parole e tanti, tanti watt)
Sabato son stato con Mattia sul Monte Grappa. Siamo saliti da una mulattiera piuttosto scattata: se volete provarla è la numero 196, ex 95. La prossima volta gli tirerò il collo sul serio, ma per ora ho ancora troppo rispetto nei suoi confronti. È stata una splendida giornata.
Fede Damiani
La cosa migliore per conoscere qualcuno è passare del tempo insieme. Finito di lavorare venerdì sera un giretto fino alle 22 era d’obbligo. In questo caso in compagnia di Frank con una traccia inventata su komoot sul confine tra Piemonte e Lombardia. Belli gli sterrati, bello il tramonto, buona la pizza chiusura del giro.
Per conoscersi davvero però è anche giusto passare del tempo da soli. E allora sabato sveglia alle 4.30 e partenza alle 5 per sfruttare tutte le ore in cui siamo liberi di andare. Assetto da strada, perché mi andava così. E via a vedere Como, tutto il lago e Lecco. Via a scoprire – mai fatta prima, l’abbiamo scoperta insieme – la salita di Valcava. Via a vedere Bergamo alta, Milano e i navigli. In dodici ore le abbiamo viste tutte: vento contro (tanto), alba bellissima sul lago, cielo azzurro, nebbia, temporale, acqua, tramonto bellissimo sui navigli. Abbiamo pedalato, abbiamo parlato con qualcuno, abbiamo fatto qualche foto. Abbiamo fatto fatica e siamo stati bene. Un .zip di quello che passeremo prossimamente: meglio di così non poteva andare, no?
Mattia
Era decisamente il momento di battezzare per bene la nuova bici. Un’uscita 5.00 – 22.00 – esattamente il tempo che possiamo passare fuori casa -mi sembrava un ottimo modo di farlo.
Ho pensato di chiedere a Sam se volesse unirsi a me, visto che il ragazzo non ha certo timore di uscire prima dell’alba. Sam ha accettato e mi ha portato a casa sua, ovvero sul Monte Grappa. Lì ho avuto l’onore di farmi guidare per 8 ore tra sentieri e single track mozzafiato dalla miglior guida locale possibile. Il tutto con intermezzi di chiacchiere, silenzi e folli inseguimenti in discesa. Il fato ha voluto che chiudessimo il giro a Bassano e senza pianificarlo abbiamo incontrato Asja alle prese con la sua prima uscita off-road. Ero curioso di vedere come se la cavava fuori strada, quindi ho accompagnato lei e i suoi amici verso ovest. E devo dire la verità: è già a suo agio con la bici gravel tanto quanto lo è con la bici da corsa.
Lasciata Asja mancano ancora 80 km. Finito come un calzino chiudo i 300 km alle 21.58: siano sante le macchinette automatiche di cibo.
Domenica ancora in sella alla bici da corsa: mai dimenticarsi da dove si é partiti.
E anche lunedì una grandissima giornata: penso una delle più belle Pasquette della mia vita, ad accompagnare alcuni amici sugli sterrati tra le colline del prosecco. Basta una frase per capire: “Grazie Mattia mi hai riempito gli occhi con paesaggi che non sapevo esistessero e mi hai riempito il cuore di emozioni.” Una sensazione indescrivibile.
Sisa
Vi presento il mio sabato. Mi sveglio come d’abitudine presto e non so perché ho voglia di lavarmi i capelli, so che dovrò andare in bici e che tecnicamente questa è una cazzata, ma non importa. Alle 7:05 lavo la chioma lunga e bionda e mi preparo per uscire.
Mi sembra di andare ad un appuntamento: scelgo i calzini abbinati alla maglia, l’occhiale abbinato al pantaloncino, qualcosa che riprenda il casco e mi sento un po’ stupida a far caso a questi dettagli quando so -perché così sarà- che tra poche ore sarò li a combattere con le gocce di sudore che mi cadono dalla fronte, ma non importa, ci tengo e allora mi preparo per benino.
Non manco mai un rituale, giusto o sbagliato che sia. Ogni mattina scendo da casa e faccio colazione al bar cappuccino chiaro e pan au chocolat e da qui capisco come sarà ma mia giornata.
Il cappuccino arriva senza schiuma e automaticamente il mio cervello dice “giornata di merda”.
Il mio umore è direttamente proporzionale alla bontà del cappuccino e per chi ne beve è facile capire che quello che mi hanno servito è venuto male.
La brioche risulta essere buona quindi forse non è tutto perduto.
Salgo in sella, per la 5ª volta dell’anno e le mie chiappettine me lo ricordano per bene.
Parto, non mi accorgo che in un attimo ho fatto 43 km e mi trovo nell’Alta Langa; non ho la musica con me ma suona tutto comunque benissimo.
Fatico o -come dico io- “suco” per altri 72km salgo e scendo da queste colline e sorrido, forse perché quel cappuccino non era così male o forse perché devo smettere di credere che le cose non possano cambiare da un momento all’altro.
115 km e una pacca sulla spalla e infine la domenica di Pasqua ho lasciato che Cristo risorgesse e io -in un certo senso- ho provato a fare lo stesso.

Frank
Il mio week end è iniziato, come ogni week che si rispetti, venerdì sera con una ride insieme al mio compagno di squadra Federico. 90 km tra le strade sterrate sul confine lombardo/piemontese. Sabato mattina sono uscito con Chiara per scovare nuovi drittoni da inserire nella imminente Drittoni Ride. (Presto info). La domenica di Pasqua l’ho passata davanti alla tv per la corsa che per me è più affascinante di tutte: inutile dire che stiamo parlando del Fiandre. Infine lunedì un’altra bella uscita con Federico – un altro, non lo stesso di venerdì – per un bel giro in compagnia.
Jacopo
Il primo weekend fuori con la mia nuova bici è stato di buon auspicio per il resto della stagione. Certo in questo periodo si può ancora fare poco e bisogna stare attenti, ma sono comunque riuscito a passare una notte all’addiaccio, a perdere lo sguardo in un fuoco e a passare del tempo prezioso con gli amici. Chiaramente, in tutto ciò ho anche pedalato, esplorando soprattutto la riva sinistra del Piave che mi ha entusiasmato molto, con i suoi single track sabbiosi e le sezioni dove i fondi rotti rendono il procedere in sella davvero impegnativo.
Fede Bassis
Nella ricerca di continue varianti gravel nelle mie amate valli bergamasche decido che il giorno di Pasqua è il giorno più adatto per andare a scoprire due magnifici sentieri S1 (almeno secondo il nostro amico komoot) che portano al valicare il passo di Zambla. Scoperte estasianti, tratti di portage e la magnifica idea di addentrarmi sulle “piste da sci di fondo” incurante di due aspetti. Primo che non è il 15 agosto ma il 4 aprile. Secondo che io sono in bici e non con gli sci.
Dopo aver vittoriosamente tracciato questi due collegamenti, fatto a gara con due ebike ed aver cercato di spiegare a due anziani fuori da una chiesa che “no,l’è mia una bici da corsa” (tradotto: no,non è una bici da corsa), rimango bloccato 5’ fissando un asino che riposava in mezzo alla ciclabile.
Non è molto, ma è un lavoro onesto.