Non dilunghiamoci in chiacchiere. Jeroboam è Jeroboam ed è giusto lasciare spazio a chi all’evento c’è stato.

La parola a chi ha avuto il piacere di vivere due giorni la bellezza dell’Altopiano di Asiago, la crudezza del Grappa e l’ospitalità del Col Del Sole Bike Hotel.

Questa volta per noi c’erano Asja, Fede B, Jacopo, Mattia e Samu.

Due parole del tracciatore prima della partenza

Asja

Dopo essere sopravvissuta a questo evento penso di poter fare tutto. Mattia penso si sia sentito fischiare un po’ le orecchie durante il percorso. Tratti veramente duri talmente duri che a volte bisognava scendere a piedi, non avendo la gamba del capitano.
Sono stati 300 km caratterizzati da un mix di emozioni. Passavo dal sentirmi un eroe a voler piangere da un momento all’altro perché non avevo più forze.
Non è stato facile soprattutto il primo giorno perché abbiamo preso anche pioggia e freddo.. e io sono un’amante del caldo.

Però ciò che non uccide fortifica no? È stato fighissimo comunque. Ho conosciuto un sacco di nuovi amici.. è veramente un mondo fantastico!

Organizzazione top, con ristori e rifugi dove c’era di tutto e di più. Non è mancato nulla!
È stata dura.. a tratti durissima.. ma lo rifarei subito! Mi piacciono le sfide.. e questa è stata bella da affrontare.

Ah ultima cosa che ho imparato.. con la gravel mai darsi orari: obiettivo della mattina era arrivare al rifugio dove dormire alle 20.30. Bene…siamo arrivati alle 23:00

Fede Bassis

La Jeroboam Asiago è entusiasmo ed aria di casa che si respirano sin da quando varchi le porte del Col del Sole. Antonio e la sua famiglia mi donano una cena nonostante io arrivi molto in ritardo. Per fortuna visto che a sto giro toccano 300km disegnati da Mattia de Marchi.

Partiamo per il primo giorno con l’obiettivo di raggiungere la meta del km 190,dove dormiremo al rifugio dell’Alpe Mera: non è una passeggiata,ma immersi in scenari indescrivibili e con i compagni di viaggio giusti,raggiungiamo l’obiettivo.. Un’avventura la fai si da solo,ma il ruolo dei tuoi compagni è fondamentale per darti quella forza e quel sostegno necessario a superare i momenti difficili e fidatevi, in così tante ore in sella e con condizioni meteo cosi diverse tra loro,è stato fondamentale.

Mattia,Asja,Jacopo,Riccardo,Stefano,Filippo,Giuseppe,ognuno di loro ha donato qualcosa e questo ha contribuito a rendere questi due giorni di fatica incommensurabili.
Il secondo giorno parte con una sveglia prestissimo ripagata dall’alba sul monte grappa:pedalare con il sole che si alza in scenari così speciali mi ha letteralmente lasciato senza parole.
Con il passare dei chilometri la fatica aumenta di pari passo alla motivazione di concludere questa avventura.

Prima della merita birra (*birre) all’arrivo,l’immancabile passaggio sul monte cengio tra le trincee,dove l’emozione di essere nei posti dove si combattè una guerra fa sentire la tua fatica una passeggiata.
Finalmente all’arrivo,anzi no:
purtroppo all’arrivo.
Non vedo l’ora di ripartire.

Jacopo

Sono arrivato ad Asiago che già i numeri erano contro di me: 0km a settimana per le tre settimane antecedenti all’evento e una media di 200 per le tre antecedenti quelle a zero. Insomma, diciamo pure che non avevo la gamba prontissima per 300 km con 8000 D+, soprattutto se a tirarli fuori dalla mappa – questi 300 – è stato un Mattia De Marchi che non promette nulla di buono.

Ma è Jeroboam weekend e io non vedo l’ora di arrivare al Col Del Sole per dare inizio alla festa, scambiare racconti sulle recenti avventure con chi ormai a questi eventi è avvezzo tanto quanto noi. Sedersi ai tavoli è come sedersi con amici di vecchia data.Tra tutti vedo con molto piacere anche i ragazzi di Nogot.cc – gente fuori che ci sta dentro. E infatti li seguo fuori, ai loro van dove spenderanno la notte.

Qualche chiacchiera insieme ma si decide di mettersi sotto le coperte relativamente presto per essere pronti alla grande partenza del giorno dopo. Saluto e torno in hotel.
Boom. Picchio la testa contro la porta scorrevole che dovrebbe aprirsi ma non lo fa. Guardo l’ora. Ok, forse Antonio è a letto a caricarsi per la giornata impegnativa che lo aspetterà l’indomani. So che basterebbe uno squillo e verrebbe ad aprirmi. Probabilmente mi offrirebbe anche qualcosa…ma non ho cuore di disturbarlo.
Poco male, in macchina ho sacco a pelo e materassino. Mi butto molto volentieri in parcheggio e mi godo una notte a cielo aperto. Alle 7:15 si parte!

La traccia è una bomba, il mood è buono e sono molto contento di essere di nuovo in sella dopo tanto tempo. Ahimè pian piano i nodi vengono al pettine e l’euforismo è destinato a scemare. Il mio sabato si rivelerà presto piuttosto impegnativo. Freddo, pioggia, un occhio sinistro che verso sera inizia a darmi seri problemi e il pezzo forte di giornata, una salita sterrata che sul versante nord-occidentale sale sul Grappa senza mollare neanche un metro. Al rifugio per la notte arrivo con qualche ora di ritardo scortato dai soccorsi mandati alla mia ricerca dalla premurosa Asja, dopo tre ore di buio con luce anteriore al minimo e occhiali da sole sempre in faccia.

Per ripartire domenica mi serve tutta la grinta che ho in corpo ma la voglia di pedalare e di riuscire a tornare ad Asiago sulle mie gambe è forte. Le prime ore di luce sul Grappa ancora silenzioso sono spettacolari e il gruppetto che si è formato è quello giusto per arrivare al traguardo tutti insieme. E infatti al traguardo nel cuore del pomeriggio ci arriviamo, belli devastati ma tutti molto soddisfatti di quello che siamo riusciti a portare a termine.

Da quel momento in poi, fortunatamente le cose si sono svolte in perfetto stile Jeroboam. Su questo tema inutile dilungarsi in vuote descrizioni: vedete di esserci alla prossima edizione e di toccare in prima persona la vera essenza di questi eventi!

Prima di chiudere un’ultima nota: vi ho raccontato di Antonio e della sua famiglia? Su una bici Antonio lo devo ancora vedere, ma è indubbio che nei suoi occhi sia leggibile da tutti la stessa passione e vitalità che ci accende quando siamo in sella alle nostre bici, a divertirci come matti nei posti più belli del mondo o anche semplicemente tra di noi intorno ad un tavolo. Insomma, Antonio non c’ha cazzi di spaccarsi a pedali ma è uno di noi lo stesso, certe volte enough cert’altre more than enough.

Samuele

Il piano era ben delineato. Sfinirmi, dare tutto. Perché? Per arrivare al momento in cui il tuo fisico ti dice basta, smettila di torturarmi, non ce la faccio più e invece la testa non ne vuole saperne di mollare. È lì che diventi consapevole di quanto puoi essere forte. Proprio lì dove un momento prima ti senti sotto un treno e quello dopo inizia la discesa canti, molli i freni e ti senti una roccia.

Tutto questo da solo.
Si perché quando sei solo tutto si amplifica, la fatica ma anche la gioia. In silenzio, ascoltando la natura, sentendomi parte di essa. Mi trasformo in un animale.
La paura non fa più parte di me.

Ricorderò per sempre quei 2 km fatti a piedi con bici in spalla del salto dei granatieri sul monte Cengio all’una di notte. Gallerie buie e lunghissime che gocciolavano di umidità, trincee così strette che a fatica ci passava la bici e le luci della notte in pianura sotto lo strapiombo.
Avventure così fortificano testa e cuore.

Dispiace solo non aver condiviso con gli altri partecipanti qualche birra assieme la domenica. Arrivato al traguardo all’una e trenta di notte ho smontato la bici caricata in panda e sono tornato dalla tigre. A breve metterà al mondo la nostra creatura e lei aveva bisogno di me.

Mattia

Ho fatto probabilmente quello che mi viene meglio oltre che pedalare, cioè condividere e far conoscere e vivere la bici a 360 gradi. Tracciare una Jeroboam non è una cosa facile: da una parte il percorso deve essere esigente e deve collegare punti non scontati ma che vale la pena toccare. Dall’altra si ha un po’ il timore di esagerare, di rendere le cose troppo dure.
Trovare il giusto compromesso e bilanciare le cose è la vera essenza di questo evento.

Ci ho provato e spero sia stata un’esperienza indimenticabile per tutti: quando un panorama o una cima la conquisti con fatica vale il doppio e la ricordi quattro volte più a lungo. Insomma che a tracciare una Jeroboam, durante l’evento rischi di prenderti tante parolacce, a un paio di settimane di distanza qualche commento più positivo. La speranza è che tutti si siano portati a casa qualcosa e che non dimentichino questo weekend così facilmente.