La Jeroboam Franciacorta è il nostro evento di casa. O meglio, è l’evento di casa dei nostri amici di 3T. Siccome sono gente che ci tiene all’ospitalità di solito è una gran figata e quest’anno è stato decisamente all’altezza delle aspettative.

Era una gara? No. Forse. In cosa consiste? In diversi percorsi – da 300 km in giù – per una bella avventura condensata in un weekend. Noi abbiamo pedalato sul percorso da 300 – che visto il dislivello da 6.5 K e le salite assassine è un’avventura per davvero – e abbiamo fatto una festa al CP2. Abbiamo combattuto contro la pioggia e siamo anche arrivati all’arrivo.

Insomma un bel weekend fatto di bella gente, che come sempre fa la differenza. Qui sotto le pagelle!

Foto di Niccolò Varanini

Il tipico setup per affrontare 300 km e 6.5K di dislivello

Geoffrey Langat

Alla domanda “it’s clear that’s not a race today?”, Geoffrey sorride, butta giù un dente e scatta a 370W. Quando mancano 280 km dall’arrivo. Bene così, finalmente possiamo dire quello che pensiamo da almeno un paio d’anni: la Jeroboam può diventare effettivamente una gara, di quelle che in Italia mancano. Intanto comunque Geoffrey si è portato avanti e l’ha chiusa in 19 ore. Che è tanta roba. Bravo. PIONIERE. Voto 10.

Sofiane Sehili

Sofiane alla Jeroboam Franciacorta è come Messi al Trofeo Birra Moretti. Grande agitazione del pubblico al villaggio per l’ospite delle grandi occasioni. Nel gruppetto di testa Sofiane fa capire subito che ha prenotato un tavolo con bottiglia al Number One di Corte Franca per le 3AM e ha una certa fretta. Lo ferma un guasto al freno poco prima di un ponte tibetano, brillantemente risolto da un Bassis in grande spolvero. GABRI PONTE TIBETANO. Voto 9.

Niccolò Varanini

Quando uno che vince la Silk Road e l’Atlas definisce un percorso da 300 km “very demanding”, due domande devi fartele. Così come devi fartele se ti trovi a insultare il tracciatore su una rampa al 27%, per poi accorgerti che effettivamente sei la vittima dei tuoi stessi insulti. Comunque noi gli si vuole bene perchè modi migliori di passare un weekend facciamo fatica ad immaginarli. Tra qualche anno, al Processo di Norimberga del Gravel testimonieremo a suo favore, quando al giudice dirà: “ma dai, cioè, erano due cementate, anche pedalabili”. UN GIORNO IN PRETURA. Voto 9.

Mauro Raineri

Allo stesso processo di cui sopra lui sarebbe alla sbarra per concorso di colpa. Ha tracciato con Varanini, ma alcune infamate suonano nuove anche a lui. Lui comunque non si scompone, nemmeno quando in partenza il suo cambio sta solo sul 20 o sul 50. In pratica alterna momenti da Chris Froome a momenti da Jan Ullrich, senza soluzione di continuità. Poi, come al solito, chiude il percorso in tempo per dedicarsi alla famiglia durante la giornata di domenica. PAPA’ DELL’ANNO. Voto 10.

Frank Bettini

Un Bettini in questo stato di forma non lo si vedeva da Stoccarda 2007. Franco vola in salita anche quando le pendenze si fanno proibitive anche per chi ha la stazza di Jose Rujano. Franco fa i buchi nella pianura bresciana, anche con le gomme a un bar dopo la foratura delle 7 di mattina. C’è ancora del lavoro da fare sull’equipaggiamento tecnico, c’è ancora da ottimizzare sulla quantità di vestiario che ha nelle borse: calzamaglia, due giacche, piumino. IL DIAVOLO VESTE BETTO. Voto 10.

Fede Bassis

La condizione di forma ormai non si discute. Ci soffermiamo su altri dettagli. In particolare sul fatto che sistema la bici a uno che in Kirghizistan ha raggiato una ruota aperta in due. In questo caso Bassis sistema il freno di Sofiane fissandogli le pastiglie con un pezzo di rete metallica di una villetta della Val Trompia. Lasciate a casa ogni ricambio, multitool, attrezzo e portate un Federico Bassis: vi porterà sempre a casa. BASSIS L’AGGIUSTATUTTO. Voto 10

Fede Damiani

Lo spirito del DS non lo abbandona nemmeno alla Jeroboam. Andata la fuga, prova a calmare gli animi e trovare un accordo con il resto dei fuggitivi, ma l’aria è troppo frizzante e la corsa scappa di mano. Il giorno seguente organizza una doppia fila. Su sterrato. A 40 all’ora. Cose che il ciclismo non avrebbe mai voluto vedere. Cose che non si facevano da quando eravamo Juniones. BJARNE RIIS. Voto 8.

Mattia De Marchi

Due settimane prima è nel deserto a cucinare agli ultracyclist di mezza Europa, due settimane dopo è lì a cucinare salamelle ai poveracci della Jeroboam 300. Come se andate a girare con i kart a Cittadella e trovate Verstappen al bar a versarvi la Red Bull. Ulteriore nota positiva del weekend: per la prima volta da inizio anno non rompe nessun componente o accessorio della bicicletta. Dovremmo fargli gestire ristori più spesso. CHEF CARLO SPACCO. Voto 10.

 

Asja Paladin

Un piacere rivederla dopo l’uscita di scena a Badlands: anche lei non pedala ma è di turno alla Festa Enough del CP2. Non si capisce come ma in partenza è senza bici, senza kit, senza niente, eppure è la più fotografata dei componenti del team: ormai star di fama internazionale, dispensa sorrisi per la stampa e per i fan, per poi organizzare il CP2 a regola d’arte tra birre e panini.
Badlands comunque l’ha cambiata per sempre: confessa che di ritorno, in auto, da Erbusco, ha fatto una doccia in autogrill. Quella sana di voglia di gas station che dopo la prima esperienza di ultra-cycling non ti abbandona più.
CAMIONISTI IN TRATTORIA. Voto 10.

 

Riccardo De Rossi

Menzione d’onore per la co-organizzazione e il supporto al CP2. Un po’ chef, un po’ cameriere, un po’ anima della festa, un po’ guidatore. Un po’ tutto tutto quel che serve. TUTTO DE ROSSI MINUTO PER MINUTO. Voto 9.

Carlo Donadoni

Alle 14 lo vedi su Instagram in giacca e cravatta a un matrimonio, alle 18 all’accoglienza Covid, alle 19 a spinare birre, alle 21 a suonare sul palco. Alle 3 di mattina ad accogliere il vincitore, alle 16 del giorno seguente – un po’ sfatto, c’è da dirlo – ad accogliere i quattro stronzi che se la sono presa comoda. La verità è che la Jeroboam Franciacorta esiste nella misura in cui esiste Carlo Donadoni. CINQUANTA SFUMATURE DI CARLO. Voto 10.

 

Stefano Zotti

Ah, se non ci fosse Zotti a questo villaggio. Senza un gruppo che suona, senza qualcuno che parla, senza grandi attrazioni ad animare la serata, lo Zotti e le sue avventure europee sono l’epicentro del pre-partenza. Parte con piglio, lo Zotti e recupera un ananas sul percorso, cosa per cui chi scrive gli sarà grato per diverso tempo. Il CP2 freme fino al suo arrivo ed è la scintilla che fa scattare la festa. L’indomani gira diretto su Erbusco: una scelta che avremmo fatto tutti, ma che solo lui ha il coraggio di operare. PERSONALITA’. Voto 10.

 

Annalisa Marini
“Io non ci vengo più in bicicletta” – le prime, laconiche, parole all’arrivo a CP2. Il marito capisce che forse stavolta ha esagerato, ma bastano cinque minuti ed è la solita Anna di un tempo. Ride e scherza prima di abbandonarsi al meritato sonno senza operare un più che giustificabile uxoricidio. DR ANNA AND MISTER LISA. Voto 10.