Dopo l’Italy Divide Mattia ha fatto una storia Instagram da cui ognuno poteva inviare una domanda sulla sua gara. Ovviamente era ancora un po’ finito e ha risposto a tutti in privato, dimenticandosi di condividere le risposte nelle sue stories.

Per questa volta lo perdoniamo e ci prendiamo la briga di fare quattro chiacchiere per farci raccontare i temi su cui c’è stata più curiosità e qualche impressione a caldo dall’evento.

Svuotiamo le tasche e non solo all’ Italy Divide

Ehilà Mattia, ma alla fine qual è stata la domanda che ti hanno fatto più volte?

“Moltissimi mi hanno chiesto come si gestisce il sonno in questi eventi così lunghi.
Io credo che una risposta univoca e universale non ci sia e si possa rispondere in un solo modo: è necessario conoscersi bene e saper ascoltare il proprio corpo. C’è chi pedala imperterrito fin quando non crolla, c’è chi predilige i microsonni, c’è chi dorme una mezz’ora qua e là senza una pianificazione precisa e chi ovviamente preferisce tenere ritmi più blandi e dormire il giusto.

Io preferisco – per quanto possano in queste avventure andare per aria tutti i piani per via di tantissimi fattori – pianificare già dalla partenza le mie soste. Con l’esperienza e con vari errori sono giunto alla conclusione che il mio corpo riesce a sopportare la prima notte senza dormire, mentre poi per rigenerarsi o quanto meno recuperare un po’ di energie, ha bisogno di un sonno di almeno 3 ore.

All’Italy Divide ho seguito questa strategia: prima notte pedalata tutta, seconda notte tre ore di sonno e stessa cosa per la terza notte. Quello che cerco di fare – se il luogo dove pedalo me lo permette – è di riposare in un letto e al coperto. In Italia è abbastanza semplice, ma non sempre è possibile. In questo caso ho dormito entrambe le volte in due agriturismi dove sono riuscito a caricare tutti i miei dispositivi, mangiare e dormire.
Se si sfrutta ogni minuto della sosta per recuperare, sarà tutto tempo risparmiato durante la giornata.”

Dal grafico del race flow si vede chiaramente che Mattia ha fatto due pause lunghe – i due tratti orizzontali della sua linea – che coincidono con le sue ore di sonno. Diversa invece la strategia di Johan, che è arrivato secondo (a proposito, bravissimo!): la sua linea è molto costante e non si notano lunghe soste. In pratica ha preferito fare microsonni e ripartire molto velocemente senza una vera e propria pausa. Per Manuel, invece – terzo all’arrivo – una sorta di via di mezzo tra le due strategie ha funzionato.”

E per quanto riguarda l’equipaggiamento?

“Molte domande anche su questo. Dividiamo per categorie cercando di rispondere con ordine.

Vestiti:Piumino (mai usato), Maglia in lana (mai usata), Smanicato, Mantellina, Scaldacollo, Guanti invernali.

Non vi dirò cosa è essenziale portare e cosa assolutamente dovete lasciare a casa; anche qui con l’esperienza si capisce cosa per noi è meglio avere sempre a portata. Se avete una cosa di cui non riuscite proprio a fare a meno e vi fa stare tranquilli, portatela. Io ad esempio non riesco a fare a meno del piumino e della maglia in lana: sono due ancore di salvezza in caso di freddo.

Ovviamente non sono partito nudo ma avevo il mio completino enough di Sportful: maglia e pantaloncini Supergiara. Per le scarpe utilizzo Fizik Terra x2 Ergolace con i lacci: un buon compromesso tra rigidità della suola e comodità nei tratti di portage o a spinta.

Poi occhiali Albaoptics modello Solo con lenti fotocromatiche, così da avere un occhiale da usare anche di notte.

Ho portato un Bivvy. Anche questo per me è essenziale. Nel caso vi troviate in un luogo non riparato, un bivy può salvarvi e tenervi asciutti. Vi infilate dentro con il vostro piumino e resterete protetti per il tempo necessario.

Per quanto riguarda ricambi e accessori invece due camere d’aria, pompa, Attack, Levarini per le gomme, un pezzo di copertone, false maglie, multitool, pezze per camere e per copertone e vermicelli.
Non può mancare assolutamente del nastro isolante: con un buon rotolino ci potrete fissare qualsiasi cosa, probabilmente anche un telaio spaccato a metà o un manubrio rotto.

L’elettronica invece. Luci frontale e da bici Exposure. Garmin 1030 Plus e batteria esterna, Garmin inReach e due Powerbank, una da 5000 e una da 20000 mAh.

Il garmin 1030 plus ha già di suo un’autonomia notevole con la sua batteria da applicare direttamente senza uso di cavi esterni. Sono arrivato dopo 84 ore di attività con un’autonomia ancora del 70%: lo utilizzo in modalità risparmio energetico e si accende solo quando c’è una svolta o si sbaglia traccia.”

Bhe, poi ti hanno chiesto del cibo, no?

Certo. Ecco, questa è una cosa che in questa avventura ho imparato sbagliando.
A Firenze sono arrivato troppo affamato all’ora di pranzo. Ho letteralmente mangiato come un maiale. Conseguenza? Sotto il sole delle 13.00 ho passato un’ora dove ero completamente in crisi e facevo fatica ad avanzare. Troppo cibo, tutto il sangue allo stomaco e niente nelle gambe, cuore stanco che non pompa come dovrebbe. Un’agonia!

Da questa esperienza ho imparato che nelle ore più calde è meglio stare molto leggeri, mangiare quasi poco, mentre prima di andare a riposare per le mie tre ore posso permettermi un pasto più sostanzioso. Che vuol dire tipo due pizze.

Come sempre dovete cominciare ad ascoltare il vostro corpo, adattando e aggiustando le vostre abitudini. Questo è il segreto per rendere al meglio su queste avventure.

Si ma al di là di tutto questo, com’è stata?

Le avventure come l’Italy Divide, per essere assimilate del tutto, hanno bisogno di qualche giorno e di qualche momento per mettere insieme tutti i pezzi.
In 84 ore, se ci penso bene, ho attraversato l’Italia in bici, per sentieri e strade non convenzionali, senza fare nessuna autostrada e statale. Quelle ore sono state talmente intense e i miei occhi hanno visto talmente tante cose che ci vuole del tempo per rendermi conto e metabolizzarle tutte.

Il giorno dopo l’arrivo ti rendi conto che sono passati solo 3 giorni ma in realtà ti sembrano settimane. Solo chi ha provato una volta queste avventure in bici può capire realmente queste situazioni, può capire realmente quanto di più ti restano impressi i posti e le situazioni che affronti.

Una componente fondamentale è la fatica, perché ti mette tutto in una prospettiva particolare. Non stai facendo il turista e attraversi posti bellissimi ma con un animo completamente diverso. Un po’ di sofferenza rende tutto più bello, ma soprattutto rende tutto indelebile e stampato nella tua testa per sempre. Perché quello che hai visto te lo sei guadagnato pedalata dopo pedalata. O passo dopo passo, se c’è tanto da camminare!