Federico Damiani

Aspirante chierichetto in fanciullezza e rockstar da adolescente, Federico ha abbandonato sacrestie e chitarre per approdare nel mondo delle due ruote leggermente sovrappeso ma con tanta grinta e fame di nuove esperienze.

Più che una scoperta, le due ruote sono state un ritorno alle radici e sebbene ci sia ancora chi dice che Fede non sia tagliato per fare il ciclista, noi con tutto il rispetto ci sentiamo di dissentire. Anche l’ananas non ha di certo la conformazione ideale per considerarsi uno spuntino da bikepacking, eppure ultimamente lo abbiamo visto più spesso disperso tra le montagne, appeso ad un telaio, che in una cassetta dal fruttivendolo. Insomma, nella maggior parte dei casi è ben più importante buttarsi sulle cose piuttosto che aspettare di essere pronti a farlo o peggio ancora rimanere nella propria comfort zone perché inadatti; rischio questo che Fede non ha mai corso nella vita, essendo un maestro di intraprendenza per tutti noi.

Dategli una penna, una macchina fotografica, o non dategli niente affatto. Se andrà male, tornerà da voi con un’idea brillante; se andrà come al solito, avrete tra le mani un resoconto di viaggio come quelli che in più di un’occasione ci hanno fatto luccicare gli occhi. Certi che non incontrerà ostacoli capaci di fermarlo, aspettatevi notizie di Pino da ogni angolo pedalabile del pianeta.  

Non ci sono molte categorie di persone più lente di Fede. Quando le trova, si accende subito la competizione…

The unconventional enough interview

Da quanto pedali? Cosa ti ha spinto a farlo per la prima volta?
Vivo in mezzo alle biciclette da quando ho 4 giorni di vita – ho visitato un ritiro di una squadra prima di casa mia quando mi hanno dimesso dall’ospedale appena nato. Pedalo da quando ho tre anni e ho tolto le rotelle sotto un diluvio universale. Pedalo “seriamente” da quattro anni, perché avevo voglia di smettere di essere più largo che alto.

Come definiresti il tuo approccio alla bici?
Sono un ciclista completo: vado piano ovunque. Scherzi a parte, per me la bici è il mezzo migliore per moltiplicare le potenzialità di esplorazione di una persona. Può essere un’esplorazione interiore, la scoperta di un luogo, il contatto con gli sconosciuti. La bici per me ha il potere di facilitare tutto questo e creare opportunità di crescita personale.

Raccontaci della tua uscita in bici più bella.
Spero di doverla ancora fare.

Raccontaci di quella volta che sulla bici ti sei trovato/a più in difficoltà.
Da solo, in vacanza. Bici carica per un viaggio di una decina di giorni. Strappo di 2 km al 20% e inseguimento folle di un pastore maremmano molto incazzato. Più che in difficoltà diciamo che è stata una delle poche volte in cui cambiare i bibshort è stato strettamente necessario.

Qual è l’oggetto che porti con te in ogni uscita e del quale non puoi proprio fare a meno?
Un ananas – si chiama Pino. Ho iniziato a portarlo senza una vera ragione attaccato alla bici e ora è parte della famiglia. La risposta vera è il set di luci: non si sa mai che idee ti possono venire mentre sei in giro, meglio essere sempre pronti per tornare dopo il tramonto.

Completa questa frase: Se esci in bici con me sappi che …
Se è una gara sono competitivo e mi farai innervosire se perdi tempo per niente. Se è una vacanza sono un viaggiatore a cui non devi mettere fretta, può essere che mi fermi ogni 5 km, faccia foto, parli con le persone. Però quando si pedala, si pedala.

Qual è il tuo evento ciclistico dei sogni?
A naso un format che qualcuno deve ancora inventare. E se nessuno lo inventa magari ci provo io tra qualche anno.

Che piani hai per questa stagione? Ci sono eventi ai quali tieni più degli altri?
Posso permettermi – per via del tempo che ho disposizione – un grande evento all’anno. Quest’anno farò la North Cape 4000 a Luglio e quella sarà il mio grande obiettivo. Tutto il resto si vedrà.

A che cosa hai detto enough in passato? A cosa pensi che non dirai mai enough?
Ho detto enough a una vita piuttosto sedentaria, al vivere in città con poco contatto con la natura. Sto provando a dire enough a quel concetto per cui il tuo lavoro è necessariamente l’unica cosa che ti caratterizza e ti definisce. Non dirò mai enough alla voglia di conoscere e migliorare che viene da una curiosità un po’ testarda. Magari a un certo punto lo dirò alla bicicletta – anche se la vedo difficile – ma dovrò incanalare questa spinta in qualche altra attività

Spiega cos’è Enough Cycling a tua nonna
Nonna, in pratica siamo otto persone che apparentemente c’entrano poco. Però andiamo in bici insieme e anche gli altri fanno quelle robe per cui ogni tanto mi chiedi se son matto. Comunque son tutti bravi ragazzi, un giorno te li porto e ci fai i pizzoccheri.

Il tuo sabato sera ideale? E se fosse un weekend?
Birra alla birreria Texas Town di Legnano con gli amici che non vedo quasi mai. Oppure in mezzo a un bosco intorno a un falò. Per il weekend ovviamente in bici, magari anche alla scoperta di qualche interessante città.

Hai a tua disposizione un anno sabbatico! Come lo impiegheresti?
Lo divido in quattro blocchi da tre mesi l’uno. Tre mesi vagabondo senza un obiettivo preciso, a vedere posti nuovi e a cercare ispirazioni. Tre mesi razionalizzo quello che ho vissuto e provo a trovare degli spunti per il futuro. Poi ripeto da capo.

Una frase che ti rappresenta.
“E perché non avrei dovuto?” quando la gente mi chiede se sono matto e perché ho deciso di fare una certa cosa. Rispondo sempre così: e perchè non avrei dovuto farlo?

Il tuo ciclista o il tuo sportivo preferito.
Ce ne sono troppi. Bartali, Pantani, Museeuw. Ma se devo sceglierne uno, Jan Ullrich. Ho sempre empatizzato con la sua lotta costante con la bilancia e con la difficoltà di rimanere in forma. Ci siamo sempre capiti, io e lui.

Se non sei in bici stai…
Lavorando in ufficio molto probabilmente. Oppure facendo un barbecue se va un filo meglio. Ma anche scrivendo qualcosa, ogni tanto. Un po’ per me, un po’ per enough, un po’ per qualche rivista.

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