
Crazy. Or not.
Ci hanno chiamato in vari modi, ma uno più di tutti: matti.
Matti – hanno detto – quando ci hanno visto fare festa fino a tardi prima di una gara, quando ci hanno visto dormire per terra o pedalare 40 ore senza sosta.
Ci abbiamo sempre riso, perché quelle sono semplicemente le cose che ci rendono felici e ci fanno sentire vivi. E perché sappiamo che ce lo dicono senza cattiveria.
Ma tutto questo pazzi, matti, fuori di testa ci ha anche fatto pensare.
Chi decide cosa è matto e cosa no?
E se fossimo noi a sbagliare? Se tutto questo bisogno di estremi e questa voglia di perdere il controllo vanno troppo oltre e diventano solo un’altra cornice per definirci?
La verità è che è una linea sottile, tra l’evasione e un’altra trappola. Tra la voglia di saziare la tua fame di avventura e diventare schiavo del tuo stesso personaggio. É una linea sottile ed è difficile capire se l’hai superata o no. Molte volte non ti rendi conto nemmeno che ci sia una linea che potresti aver passato.

Siamo ancora i tipi casinisti, quelli imprevedibili, quelli che chiami matti ma forse siamo anche un po’ cresciuti. Ogni tanto vogliamo fermarci e pensare, per essere sicuri che facciamo quello che facciamo perché è esattamente quello che ci rende felici e non perché ci sia una qualche aspettativa su di noi.


Vogliamo usare il tempo che spendiamo in bici anche per farci delle domande, perché la bici è uno strumento incredibile per conoscersi meglio. Per farsi delle domande e trovare delle risposte.

Guardando il nostro kit potresti chiederti se ci vedi bene o sei pazzo. É esattamente quello che vogliamo: è una linea sottile e quella domanda è il primo passo del viaggio.
Il 2022 è un invito – a noi per primi – ad essere abbastanza coraggiosi per intraprendere quell’avventura, per lasciare qualche certezza e iniziare a scavarci dentro. C’è un mondo intero da scoprire: bellissimo e sconfinato almeno quanto quello che attraverseremo in bici nel frattempo.

Perché abbiamo scelto questo argomento?
Pensiamo che il ciclismo sia uno strumento potentissimo per passare un messaggio e ha sempre avuto un nesso e un impatto anche su aspetti sociali che non hanno niente a che fare con i pedali.
Nel nostro piccolo, cerchiamo sempre di cogliere l’occasione per farlo anche noi. Quest’anno lo facciamo attraverso il nostro tema per la stagione.
Abbiamo scelto un tema che il più delle volte si cerca di evitare ed è quasi un taboo nella nostra società. Anche solo menzionare la salute mentale sembra essere impossibile e fa paura, ma non dovrebbe essere così.
Per questo vogliamo mettere l’argomento sul tavolo – non abbiamo risposte e tantomeno ne siamo esperti. Sappiamo solo che il ciclismo ne è strettamente collegato e conosciamo anche molti progetti che trattano l’argomento.
Da parte nostra, vogliamo solo incoraggiare la conversazione e, magari, esserne parte.