Asja Paladin

L’ultimo ciclista che ha pensato che quel sorriso e gli occhi azzurri fossero l’arma migliore di Asja si è beccato un paio di minuti in salita e si è dovuto ricredere. Avendo appena chiuso la sua storia da professionista, Asja non ha certo dimenticato come andare forte.

Una ex professionista in enough? Suonerebbe strano anche a noi se ci fermassimo ai preconcetti. Proprio come per gli occhi e il sorriso, non basta la sua carriera a definirla. In lei possiamo ancora vedere tutta la grinta e la diligenza degli sportivi di alto livello, ma vediamo crescere giorno dopo giorno un animo da esploratrice al quale non si possono certo mettere confini. Anzi, vediamo una voglia di divertirsi e di esprimersi in modi che prima non le erano possibili.

Delle gare di ciclismo amava soprattutto i rush adrenalinici e la fatica da sangue in gola, alle quali non è disposta e a cui non le chiederemo di rinunciare. Solo ci affiancherà un nuovo modo di intendere la bicicletta, fatto di viaggi e nuove esperienze, in costante fuga da quella monotonia dalla quale si è sempre tenuta alla larga.

Con il fido Yugen al fianco, è pronta a partire alla ricerca della bellezza, meglio se in alto tra le sue amate montagne o lontano in qualche posto sperduto del mondo. Ad Asja basta davvero poco – se così vogliamo chiamarlo – per essere felice e ora che ha tempo di farlo, non vuole porsi troppi limiti.

Quella sensazione che tutti noi conosciamo…

The unconventional enough interview

Da quanto pedali? Cosa ti ha spinto a farlo per la prima volta?
Pedalo da esattamente 20 anni, anche di più se si conta la prima volta che sono salita sopra una bici… penso di essere nata con quella. Però la mia prima gara l’ho disputata all’età di 6 anni. I miei genitori hanno sempre avuto la passione della bici, da giovani facevano pure loro delle gare e mio papà allenava la squadra di giovanissimi del paese. Non ho potuto non seguire le loro orme. Nel frattempo ho provato altri sport (pallavolo, nuoto, pattinaggio,..) ma alla fine sceglievo sempre il ciclismo.

Come definiresti il tuo approccio alla bici?
Il ciclismo è passato dall’essere puro divertimento a diventare il mio lavoro. Ho praticato 6 anni di professionismo, fino al 2020. Dopo di che ho detto basta e sono tornata a vivere la bici come la mia più grande passione, senza stress e pressioni delle gare. Ad oggi è la cosa che mi fa stare meglio in assoluto.

Raccontaci della tua uscita in bici più bella.
La mia uscita in bici più bella è stata indubbiamente la mia prima avventura bikepacking. Correndo da professionista non ho mai avuto modo di vivere la bici come svago – tra gare e allenamenti il tempo libero lo dovevo impiegare per riposarmi. Un’avventura così però, è sempre stata in cima alla mia lista dei desideri, rappresentando ai miei occhi la massima espressione di libertà. Ricordo che la notte prima di quel viaggio provai un’euforia paragonabile a quella provata prima delle gare più importanti e mi addormentai a fatica dall’emozione. Poi il viaggio si rivelò ancora più bello delle aspettative e mi ha permesso di vivere la bicicletta in un modo completamente nuovo. Ho potuto apprezzare ogni pedalata senza pensare a niente che non fosse quello che mi circondava e alla strada sotto di me. Tornai da quel viaggio già con la voglia di ripartire.

Raccontaci di quella volta che sulla bici ti sei trovato/a più in difficoltà.
É stata una gara in Repubblica Ceca nel 2018. Non ho mai incontrato condizioni climatiche così avverse. Abbiamo dovuto affrontare quattro passi con temperature sotto lo zero e nel mezzo di forti piogge e nevicate. Sono stata l’unica della mia squadra a raggiungere il traguardo ma l’ho fatto piangendo e tremando come una foglia. All’arrivo ho lasciato cadere la mia bici a terra e sono salita in furgone completamente congelata. Con il freddo non ho un buon rapporto e credetemi che il meteo quel giorno era indicibile.

Qual è l’oggetto che porti con te in ogni uscita e del quale non puoi proprio fare a meno?
Il soggetto che porto sempre con me è un piccolo pupazzo di Panda. L’ho chiamato Yugen. Yugen è un termine giapponese, che rappresenta la consapevolezza della bellezza nascosta dell’universo, impossibile da descrivere a parole, ma che genera emozione. Ecco, questo è quello che la bici è per me ora. Un’emozione indescrivibile…

Completa questa frase: Se esci in bici con me sappi che …
..sappi che la tappa al bar è obbligatoria!

Qual è il tuo evento ciclistico dei sogni?
North Cape 4000

Che piani hai per questa stagione? Ci sono eventi ai quali tieni più degli altri?
Di sicuro il focus per questa stagione è divertirsi sopra la bici. Tuttavia parteciperò anche ad eventi molto diversi da quelli che ho affrontato in passato e quindi sono sicura che non mancheranno le occasioni per mettermi alla prova e cercare di superare i miei limiti. Sto per scoprire realtà nuove ma molto vicine a quella che è la mia personalità e il mio stile, questo mi gasa un casino. Un evento a cui tengo più degli altri non c’è, ma il primo obiettivo è la Veneto Gravel.

A che cosa hai detto enough in passato? A cosa pensi che non dirai mai enough?
In passato, soprattutto nell’ultimo anno, ho detto tante volte enough alla bici, alla fatica, ai lavori e ai chilometri. In certi momenti andare in bici stava quasi diventando una forzatura. Da quando ho smesso con il professionismo le cose sono cambiate e ho sempre più voglia di pedalare alla scoperta di nuovi luoghi. I chilometri in bici adesso non sono mai abbastanza: più ne percorro meglio sto.

Tempo di rilassarsi e fare un respiro profondo. Forse è un lusso che ad un professionista può mancare. Di sicuro è qualcosa di cui non se ne ha mai abbastanza.

Spiega cos’è Enough Cycling a tua nonna.
Nonna Enough Cycling è una figata! Ci bastano una bici, delle borse, un paio di birre e possiamo andare in capo al mondo. Ti ricordi quando andavi a ballare il liscio con i tuoi amici, ti sentivi libera, spensierata e ti divertivi? Ecco noi non balliamo ma pedaliamo. La sensazione è la stessa! Se non mi vedi a casa per qualche giorno sappi che sono partita per scoprire qualche nuovo posto e sono felice.

Il tuo sabato sera ideale? E se fosse un weekend?
Il mio sabato sera ideale è pizza e birra con gli amici. Se fosse un weekend è senza dubbio un’esperienza bikepacking.

Hai a tua disposizione un anno sabbatico! Come lo impiegheresti?
A viaggiare per il mondo e scoprire nuove culture.

Una frase che ti rappresenta.
Hakuna Matata

Il tuo ciclista o sportivo preferito.
Quando correvo la mia idola e ciclista preferita era Anna Van der Breggen, campionessa sia in bici che fuori. In bici ha vinto tutto: europei, mondiali, Olimpiadi, giri e classiche. Nonostante ciò è rimasta una ragazza molto umile che fa il suo lavoro senza parlare troppo e dimostrando quanto vale in gara con i fatti. É un esempio di gran classe per tutte le cicliste.

Se non sei in bici stai…
Lavorando. Lavoro presso un ufficio di assicurazioni, sembra assurdo ma anche questa nuova realtà mi piace. Ovviamente però nel tempo libero e nelle pause penso sempre alla bici, programmo il prossimo giro o sogno il prossimo viaggio!