Realizzare una maglia per Enough è stata ad oggi l’avventura più impegnativa di questo 2021. Nell’attesa che il mondo ci dia la possibilità di buttarci sulle avventure – quelle vere – ecco qui il motivo per cui non è stata per nulla una passeggiata.

Il risultato di un lungo processo. Qui sotto come ci siamo arrivati (e ancora più sotto la gallery di Chiara Redaschi).
Partiamo dalle basi: Enough è una squadra? Forse. Ma anche no. Consideriamo Enough più come un gruppo di persone che pedalano e hanno pedalato molto spesso insieme senza badare troppo a come fossero vestiti. Anzi, evviva la varietà, se possiamo dirlo. Non abbiamo mai sentito l’esigenza di avere una divisa distintiva; tanto meno di trasformarci in cartelloni pubblicitari a due ruote e applicare il concetto di “squadra” a cui siamo abituati nel mondo del ciclismo, tanto tra i professionisti quanto tra gli amatori. Tutti vestiti allo stesso modo, quasi ad alimentare il senso di appartenenza ad uno specifico gruppo o tipo di attività.
Quando nasce un pensiero e un’identità comune è bene però che questi siano espressi al meglio anche a livello visivo. Eccoci dunque alla sfida: un kit – per favore, non una “divisa”: non stiamo andando in guerra – che ci rendesse riconoscibili rispettando allo stesso tempo la nostra filosofia votata alla varietà e alla libera espressione ciclistica di ciascuno.
Per prima cosa, bisogna sentirsi a proprio agio tanto in bici quanto al bar, tanto in sella quanto ad un eventuale aperitivo improvvisato. Insomma, niente grafiche da clown, niente colori sparati, niente scritte troppo evidenti.
Fondamentale trovare un equilibrio con l’ambiente in cui pedaliamo. Che non vuol dire usare per forza colori neutrali e spenti, ma qualcosa che risalti e possa essere armonioso nei paesaggi più disparati e tanto in pieno sole quanto al crepuscolo.
La base di partenza è stata ovviamente la grafica di Vania, insieme ai colori in precedenza approvati da Matteo. Pensavamo con queste premesse di essere già a buon punto, ma ci siamo presto resi conto che trasportare il pattern su una maglia, interpretandolo secondo il concept stabilito, è tutt’altro che semplice . Come sempre ci siamo affidati a chi ne sa più di noi e abbiamo chiesto a Luisa, grafica di Sportful, di fare qualche magia.

Le magie di Luisa
Siamo partiti con un’idea che nella nostra testa funzionava bene per scoprire che nella pratica era effettivamente una merda. Passo passo abbiamo raddrizzato il tiro e preso una direzione, tutti insieme. Era importante coinvolgere tutti e farci guidare, perché se un design deve comunicare inclusività è giusto che la sua creazione faccia altrettanto.
Prove su prove e un sacco di pazienza da parte di Luisa ed eccoci al risultato finale. Una sfumatura con i nostri tre colori per usare il pattern senza renderlo pesante e troppo evidente. E per riportare, in un ulteriore elemento, la nostra convinzione che la bici ti rende felice quando riesci a mescolare stili e punti di vista diversi. Quando non pensi che il mondo sia solo di un colore ma sei consapevole che tutte le sfumature in mezzo hanno senso di esistere.
Le grafiche sono applicate in questo caso alle maglie Supergiara di Sportful, ma delle figate tecniche ne parliamo un’altra volta in un post che saprà toccare l’animo nerd in ognuno di noi. Per ora ci godiamo le nostre nuove maglie da abbinare alle bici con cui stiamo già pedalando da una settimana. Decisamente ora di rimettere tutto insieme.
Qui sotto la gallery!